5 febbraio: ultimo giorno per visitare la mostra “Masaccio e Angelico. Dialogo sulla verità nella pittura”

Nell’ultimo giorno di apertura della mostra anche l’ultima occasione per vedere un’opera inedita, che tornerà nei depositi del Museo delle Icone Russe a Palazzo Pitti di pertinenza delle Gallerie degli Uffizi. L’icona di ambito greco è, a differenza delle icone russe settecentesche e ottocentesche del Museo, datata alla prima metà del XV secolo. La tavola, per la prima volta esposta al pubblico, è una rara e preziosa opera di arte bizantina, di epoca rinascimentale e quindi coeva al capolavoro dell’Annunciazione del Beato Angelico con cui è posta in dialogo. Le due opere, oltre alla vicinanza cronologica, in un’età in cui i rapporti culturali e religiosi tra Oriente ed Occidente erano divenuti importanti e frequenti (si pensi al grande concilio ecumenico del 1439 a Firenze in cui papa Eugenio IV annunciò la ricomposizione dello scisma tra la chiesa cattolica romana e la Chiesa Ortodossa e al fervore filologico dell’Umanesimo fiorentino volto alla scoperta degli antichi testi classici in lingua greca) sono anche fortemente legate dal punto di vista iconografico per la scena rappresentata: la Dormitio Mariae, motivo conclusivo, insieme all’Assunzione e Incoronazione, delle storie della vita della Vergine, illustrate nella predella del capolavoro angelichiano (Lo Sposalizio, La Visitazione, L’adorazione dei Magi, La Presentazione di Gesù al tempio e appunto La Dormitio Virginis). Il tema, derivato dai Vangeli apocrifi, nato in Oriente nel VI secolo e dall’XI diffuso anche in Occidente, ricorda, dopo l’apparizione dell’angelo che annuncia a Maria la prossima morte, il sereno addormentarsi della Vergine per tre giorni, alla presenza degli apostoli convenuti da ogni parte del mondo per assisterla e di Cristo che tiene in braccio l’anima bambina di Maria per trasportarla in cielo insieme con il corpo. Maria infatti, a differenza di tutti gli uomini, nata senza peccato originale, viene assunta in cielo come Cristo in anima e corpo. Il tema, molto caro all’Angelico, che lo rappresenta più volte caratterizzando i vari discepoli con i loro attributi e scrivendone anche il nome nelle aureole, qui è collocato, come spesso succede nelle icone bizantine, in uno spazio angusto ed affollato con, sullo sfondo, un edificio in muratura con finestre, archi ed estremità più elevate, forse allusione a Gerusalemme, che col suo andamento arcuato sembra proteggere e quasi “abbracciare” il bel sepolcro dove riposa Maria, coperto da un drappo rosso intenso, simbolo di passione e di regalità insieme. Le figure degli apostoli si accalcano intorno al letto funebre, mostrando nell’espressione del volto e nel gesticolare delle mani pietà, commozione, e partecipazione al dolore. Cristo in piedi dietro al sepolcro, con lo sguardo intensamente rivolto allo spettatore, sorregge e mostra l’anima in forma di bambina della Madre, capovolgendo in questo modo la situazione e i ruoli di Figlio e Madre dell’Annunciazione, dove è Cristo a farsi piccolo, incarnandosi nel ventre di Maria. La Madre, divenuta ora “figlia del suo figlio”, si fa bambina, pronta ad ascendere in cielo per essere incoronata da Cristo. L’Assunzione corporea della Vergine, definita in via dogmatica solo nel 1950, apparteneva in realtà al comune sentire della chiesa dei primi secoli come riportano gli apocrifi (“Gli apostoli deposero il corpo di Maria, piangendo e cantando, pieni di amore e di dolcezza. Poi un’improvvisa luce celeste li circondò e caddero a terra, mentre il suo corpo santo fu assunto in cielo”).

Icona greca, XIV secolo con "Dormitio Virginis"
Icona bizantina di ambito greco della collezione del Museo delle Icone Russe della Galleria degli Uffizi

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